U.P. PIAZZOLA - PRESINA - ISOLA MANTEGNA
Il Sicomoro on-line
"Anche l'occhio vuole la sua parte!"
Film in rassegna
In questa pagina ci sono alcuni titoli di film o video belli da vedere con tutta la famiglia!
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Se Dio vuole
Tommaso è uno stimato cardiochirurgo, anche se il suo rapporto con il "cuore" si limita alla sala operatoria.
Una vita fa ha conosciuto sua moglie Carla, affascinante e "pasionaria", oggi sfiorita come gli ideali in cui credeva.
Tommaso e Carla hanno due figli. La più grande, Bianca, non ha interessi, non ha idee, non ha passioni: una simpatica mentecatta.
Andrea invece è un ragazzo brillante, iscritto a Medicina, pronto a seguire le orme del padre, con suo grande orgoglio.
Ultimamente Andrea però sembra cambiato: è spesso chiuso nella sua stanza e la sera esce senza dire a nessuno dove va.
Il dubbio si insinua strisciante: Andrea è gay!
Chiunque sarebbe entrato in crisi, ma non Tommaso. Lui detesta ogni forma di discriminazione: siamo tutti uguali.
E il giorno del "coming out" arriva...
Andrea raduna la sua famiglia, prende il coraggio a quattro mani e finalmente si apre: "ho incontrato una persona che ha cambiato la mia vita e quella persona si chiama Gesù. Per questo ho deciso di diventare sacerdote!"
Per Tommaso, ateo convinto, un figlio prete è un colpo durissimo. Mentre finge di dargli appoggio totale decide di capirci di più e inizia a seguirlo di nascosto.
Arriva così a Don Pietro, un sacerdote davvero "sui generis" e assiste ad uno strepitoso "one man show" di fronte ad una folla di ragazzi osannanti.
E' quel prete ad aver fatto il lavaggio del cervello a suo figlio: è lui il nemico da battere!
Approfittando dell'assenza di Andrea, in ritiro in un monastero, Tommaso sotto mentite spoglie comincia una vera e propria guerra senza esclusione di colpi.
Ma le cose non vanno mai come pensiamo...
Un 'estate in provenza
In Un'Estate in Provenza, il film di Rose Bosch, Léa (Chloé Jouannet), Adrien (Hugo Dessioux) e il loro fratellino Théo (Lukas Pelissier), sordo dalla nascita, partono per campagna provenzale accarezzata dal maestrale per trascorrere l'estate nella tenuta dei nonni materni Paul e Irène (Jean Reno e Anna Galiena).
Non è la vacanza dei loro sogni e in meno di ventiquattro ore è scontro generazionale con Paul, ex sessantottino, olivicoltore rigido e burbero che non hanno mai conosciuto a causa di un vecchio conflitto familiare con la madre. Ben presto però il passato tempestoso di Paul si riaffaccia e i trasgressivi anni Settanta fanno ritorno sullo sfondo incantevole della Provenza mettendo in luce il suo lato più umano e affettuoso.
I tre nipoti, all'interno della fattoria del nonno, riscoprono uno stile di vita bucolico. Ed ecco che proprio le differenze tra la vita di città e di campagna favoriscono la scoperta di questo intenso rapporto con i nonni e del valore del contatto con la natura. Le due generazioni possono finalmente incontrarsi dando vita a una vacanza indimenticabile, proprio nel momento in cui invece i genitori dei ragazzi si apprestano a divorziare.
Wonder
Auggie Pullman ha dieci anni, gioca alla playstation e adora Halloween. Perché è l'unico giorno dell'anno in cui si sente normale. Affetto dalla nascita da una grave anomalia cranio-facciale, Auggie ha subito ventisette interventi e nasconde il suo segreto sotto un casco da cosmonauta. Educato dalla madre e protetto dalla sua famiglia, Auggie non è mai andato a scuola per evitare un confronto troppo doloroso con gli altri. Ma è tempo per lui di affrontare il mondo e gli sguardi sconcertati o sorpresi di allievi e professori. Gli inizi non sono facili, inutile mentirsi e Auggie fa i conti con la cattiveria dei compagni. Arrabbiato e infelice, il ragazzino fatica a integrarsi fino a quando un'amicizia si profila all'orizzonte. Un amore altro rispetto a quello materno. Tra bulli odiosi e amici veri, Auggie trova il suo posto e si merita un'ovazione.
Un percorso emozionante e galvanizzante ma anche duro e sofferto, che coinvolge due mondi spesso conflittuali e irriducibili: quello dei bambini, eroi anomali caratterizzati da un surplus di affettività, fantasia e creatività e quello degli adulti che hanno conservato (almeno in questa occasione) un rapporto privilegiato con l'infanzia. Un film per i bambini, che devono imparare a misurarsi con la differenza, per i genitori, che non sanno sempre come salvaguardare i propri figli dal mondo e per tutti quelli che soffrono o hanno sofferto lo sguardo degli altri in quell'età ingrata in cui ti presenti agli altri senza protezione. Piccolo galateo comportamentale davanti alla diversità, Wonder nasce dal rammarico di una madre. R. J. Palacio, pseudonimo di Raquel Jaramillo, scrive il suo primo libro per rielaborare la sua mancanza, la fuga davanti a una bambina 'diversa' incontrata al parco.
Delusa dalla sua reazione, prova a capire sulle pagine quello che avrebbe dovuto fare. In luogo della paura, per cominciare sarebbero bastate la considerazione e la gentilezza. Ma qualche volta quei 'riflessi', quelle attitudini dell'anima, richiedono tempo e lavoro. Di quell'esercizio della virtù dice (bene) il romanzo della Palacio e il film di Stephen Chbosky, combinando gravità e tenerezza, lacrime e larghi sorrisi. Racconto di formazione sensibile e franco, che non fa sconti sulla violenza meschina che il protagonista subisce nel corso dell'anno scolastico, Wonder non scade mai nella compiacenza e nell'affettazione, offrendo diversi punti di vista sullo stesso soggetto. La narrazione polifonica elude la trappola del pathos e l'accanimento sul personaggio principale, donando respiro al film che sovente flirta col meraviglioso. Stabilendo per esempio che in un certo mondo, quello infantile, si può vivere in gravità zero o avere Chewbecca per amico. Chbosky asseconda la fantasia infantile introducendo la trasgressione e suscitando ammirazione. Non è mai un altro mondo quello di cui parla il regista, è il nostro e funziona come siamo abituati a vederlo funzionare ma di tanto in tanto deraglia, come un trenino per soccorrere un bambino e aiutarlo a superare la propria singolarità. Il miracolo di Wonder è la disponibilità all'accoglienza che può offrire solo chi ha avvertito su di sé il peso della solitudine.
Mio fratello rincorre i dinosauri
Jack ha un fratello, Gio, che ha la sindrome di Down. Da piccolo, Jack ha creduto alla tenera bugia che gli hanno raccontato i suoi genitori, ovvero che Gio è un bambino “speciale”, dotato di incredibili super-poteri, come un eroe dei fumetti. Ora, che sta per andare al liceo, però, Jack non crede più che suo fratello sia un super-eroe, anzi, quasi si vergogna di lui, soprattutto da quando ha conosciuto Arianna, la prima “cotta” della sua vita. Jack non può permettersi di fare una brutta impressione con la ragazza dei suoi sogni e badare Gio, con i suoi comportamenti bizzarri e imprevedibili, diventa ben presto un fardello troppo pesante, al punto che Jack finge di non avere un fratello, nascondendo l’esistenza di Gio agli occhi dei suoi nuovi compagni di classe e, soprattutto, di Arianna. Ma non si può pretendere di essere amati da qualcuno per come si è, se non si è in grado per primi di amare qualcuno nonostante i suoi difetti, e questa è una lezione di vita che Jack dovrà apprendere, a sue spese: sarà proprio suo fratello Gio ad insegnargliela, con i suoi modi spicci, il suo originale punto di vista sul mondo e le sue parole semplici, ma sorprendentemente sagge.